PNRR: è possibile realizzare opere presto e bene? ISDE contro la proposta di legge della Toscana


Pubblicato il 7 Febbraio 2022

La proposta di legge toscana che intende eliminare le valutazioni di impatto ambientale per le opere del PNRR è un attacco alla Salute e all’Ambiente. ISDE Italia e ISDE Toscana sostengono quanto affermato in un intervento pubblico da Petronio, Valiani e Bianchi. 

La realizzazione di impianti e opere infrastrutturali nel nostro Paese è costellata assai frequentemente di ritardi, polemiche, conflitti, ed è affermazione ripetuta in ogni momento che questo dipende dalla “burocrazia” che impiega tempi infiniti per i procedimenti autorizzativi e per l’opposizione dei cittadini in una logica “nimby” (not in my backyard – non nel mio cortile) intesa comunque in un’accezione negativa di rifiuto di qualsiasi realizzazione.

Da questa idea diffusa e ampiamente presente nel mondo della politica e dei decisori pubblici, si sfocia altrettanto frequentemente in tentativi di imporre “scorciatoie” ai procedimenti e di eliminare le occasioni di informazione e confronto con la popolazione interessata. Altrettanto frequentemente queste “soluzioni” per “accorciare i tempi” hanno solamente ottenuto il risultato di allungarli e di dare lavoro ai tribunali amministrativi (e non solo) per interminabili contenziosi.

Sembra essere il caso di una proposta di legge presentata al Consiglio regionale della Toscana, secondo quanto affermato in un intervento pubblico da parte di tre esperti in campo ambientale e sanitario quali Maria Grazia Petronio (Medico di Sanità Pubblica, già Commissario CT VIA-VAS Ministero Ambiente), Mauro Valiani (Medico di Sanità Pubblica, già direttore del dipartimento di prevenzione Asl Empoli) e Fabrizio Bianchi (Epidemiologo, CNR Pisa), tutti facenti parte del gruppo “Minds for One Health” composto da una cinquantina di esperti di diverse discipline accomunate dalle finalità di protezione degli ecosistemi, dell’ambiente in cui viviamo, della salute umana e degli organismi viventi.

Secondo questi studiosi la Proposta di Legge n. 92/2021 depositata al Consiglio Regionale della Toscana prospetta che i Progetti della filiera PNRR costituiscano variante automatica agli strumenti di pianificazione territoriale o urbanistica, comportando, se necessario, dichiarazione di pubblica utilità, di urgenza e di indifferibilità dei lavori, inserendosi così nella linea di coloro che pensano che tutto si possa risolvere “tagliando lacci e lacciuoli”.

Le valutazioni ambientali possono essere effettuate per singoli progetti, come una diga, un’autostrada, un aeroporto o una fabbrica, sulla base della direttiva 2014/52/UE (nota come “direttiva sulla valutazione d’impatto ambientale” o “direttiva VIA”) o per piani o programmi pubblici sulla base della direttiva 2001/42/CE (nota come “direttiva sulla valutazione ambientale strategica” o “direttiva VAS”)”. (…)

In tutta evidenza la proposta toscana è nel solco dell’attitudine, diffusa in alcuni ambienti governativi e politici, di ritenere che le valutazioni ambientali siano responsabili di rallentamenti nell’iter di approvazione e che quindi debbano essere alleggerite e sveltite. Questa attitudine non è secondo noi basata su dati reali e la questione dei ‘tempi’ non pare adeguatamente affrontata. Sarebbe piuttosto necessaria una riflessione seria sulla qualità dei progetti e degli studi di impatto presentati, che, essendo spesso carenti e parziali, sono la causa principale degli allungamenti delle procedure valutative, insieme alla mancanza di chiarezza sugli obiettivi generali di tutela delle matrici ambientali/di sostenibilità e alla definizione delle priorità.

Posso aggiungere a queste osservazioni che una prova di quanto scrivono questi esperti è costituita dalle tante Valutazioni di Impatto Ambientale (VIA) che si concludono con un parere positivo ma condizionato da decine e decine di prescrizioni, nel tentativo da parte dei valutatori di correggere appunto le tante carenze dei progetti stessi.

Il retroterra culturale e politico della proposta di LR appare quello del piegare i progetti alla disponibilità di finanziamenti del PNRR, anziché usare bene tali finanziamenti per progetti che rispondano alle stesse indicazioni del PNRR: un cortocircuito al servizio dello sviluppo largamente insostenibile, in contrasto con gli assunti dello stesso PNRR che sostiene letteralmente “intervenire per ridurre le emissioni inquinanti, prevenire e contrastare il dissesto del territorio, minimizzare l’impatto delle attività produttive sull’ambiente è necessario per migliorare la qualità della vita e la sicurezza ambientale, oltre che per lasciare un Paese più verde e una economia più sostenibile alle generazioni future”.

Il PNRR è sicuramente una grande opportunità, ma l’enorme quantità di risorse in esso stanziate è fondamentale che siano spese secondo la logica del Next Generation Youth EU. Occorre che le opere realizzate lo siano secondo una logica di sostenibilità, diversamente sarebbe un errore veramente impagabile, con danni che si ripercuoterebbero sulle generazioni future.

Va inoltre sottolineato il principio richiamato nell’intervento in questione introdotto dall’Unione Europea, che si muove nella stessa logica del Green Deal e degli strumenti valutativi già esistenti e li integra:

il Regolamento (UE) 2019/2088 (27 novembre 2019) relativo all’informativa sulla sostenibilità nel settore dei servizi finanziari in cui, all’art. 2 si definisce “investimento sostenibile” un’attività economica che contribuisce ad un obiettivo ambientale, o che promuove la coesione sociale, le relazioni industriali, o un investimento in capitale umano o in comunità economicamente o socialmente svantaggiate, a condizione che tali investimenti non arrechino un danno significativo a nessuno degli obiettivi ambientali stabiliti e che le imprese che beneficiano di tali investimenti rispettino prassi di buona governante. Entra quindi in scena il concetto di non arrecare danno significativo, in inglese Do Not Significant Harm (DNSH). All’art. 2 bis viene stabilita la necessità di emanare norme tecniche di regolamentazione per specificare ulteriormente i dettagli del contenuto e della presentazione delle informazioni relative al principio “non arrecare un danno significativo”.

In definitiva occorrerebbe che gli sforzi politici – piuttosto che per ricercare scorciatoie – venissero indirizzati verso progetti di opere QUIMBY (Quality In My Back-Yard) un acronimo coniato oltreoceano, per le quali sia assicurata la trasparenza e la disponibilità al coinvolgimento delle comunità [“Se sei un sostenitore di un progetto, spetta a te dimostrare come potrà effettivamente soddisfare le nostre esigenze, e non portare più aspetti negativi che positivi” da autore Quimby], che comportino quindi un miglioramento delle condizioni ambientali e di salute pubblica di un territorio e non certo un loro aggravamento (DNSH). I processi devono essere accelerati: lo si faccia rafforzando le strutture tecniche e indipendenti che devono esprimere le loro valutazioni in una logica di prevenzione.

 

CLICCA QUA PER SCARICARE IL DOCUMENTO COMPLETO

Condividi con i tuoi amici










Inviare