ISDE: il rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità su cellulari e cancro è inadeguato


Pubblicato il 16 Agosto 2019

“L’Istituto Superiore di Sanità ha recentemente pubblicato un rapporto (http://old.iss.it/binary/publ/cont/19_11_web.pdf) nel quale si ritiene che “l’uso comune del cellulare non sia associato all’incremento del rischio di alcun tipo di tumore cerebrale” e che “nell’insieme gli studi sperimentali su animali non mostrano evidenza di effetti cancerogeni dell’esposizione a RFné effetti di promozione della cancerogenesi dovuta ad altri agenti chimici o fisici”.

Con il documento “Esposizione a radiofrequenze e cancro: considerazioni sul rapporto ISTISAN 19/11” si spiegano le motivazioni per le quali ISDE ritiene che il rapporto dell’ISS sia inadeguato a garantire al meglio la salute pubblica.

 

 

Abbiamo attivato una petizione pubblica per chiedere il ritiro immediato del documento e una sua rielaborazione più ampia. 

 

Per leggere l’appello al Ministero della Salute e per poterlo firmare, clicca qua: APPELLO 

 

 

I primi sostegni, dal mondo scientifico italiano, alla petizione

 

Fiorella Belpoggi

Direttore Centro di Ricerca sul Cancro Cesare Maltoni presso Istituto Ramazzini 

“L’evidenza che le radiazioni a radiofrequenza (RFR) siano dannose per gli organismi viventi è chiara. Studi epidemiologici e recenti prove sperimentali hanno dimostrato la correlazione fra RFR e alcuni rari tipi di tumore delle cellule nervose negli animali di laboratorio, dello stesso tipo di quelli osservati negli studi epidemiologici; inoltre, sono stati evidenziati danni al DNA, a cellule e a sistemi di organi, oltre che nell’uomo, in un’ampia varietà di piante e animali. I dati sono tutti stati pubblicati su importanti riviste peer-reviewed in più di 10.000 articoli. L’esclusione dalla valutazione di molti di questi importanti risultati nel rapporto ISTISAN è grave, e richiama un pensiero: “mentire per omissione”.

 

Fabrizio Bianchi

Epidemiologo ambientale, Pisa

“Al di là delle debolezze e manchevolezze metodologiche, con particolare riferimento alla scarsa o assente considerazione degli effetti non-termici e degli esiti di salute non tumorali, l’aspetto che più mi ha negativamente colpito è che nelle 119 pagine del Rapporto ISTISAN 19/11 su argomenti riconosciuti complessi e affetti da ampia incertezza non sono mai menzionate tre parole: precauzione, cautela, responsabilità.
Il principio di responsabilità di Hans Jonas nasce dalla critica dei limiti della responsabilità tradizionale e delinea una nuova forma di “responsabilità progetto” proiettata verso il futuro. Questa forma si differenzia dalla tradizionale idea di responsabilità per la dimensione collettiva, in contrasto con la responsabilità individuale, e per l’orientamento temporale rivolto verso il futuro, in contrasto con l’orientamento retrospettivo della responsabilità tradizionale, incentrata sull’idea di sanzione o di riparazione del danno.
L’etica della precauzione nella versione improntata all'”euristica della paura”, centrata sulla minaccia della catastrofe come fonte di un divieto (secondo la massima “nel dubbio astieniti”), apre la strada a una irrealistica proibizione generalizzata delle attività potenzialmente pericolose, mentre il principio di precauzione, dove il dubbio sulle conseguenze dell’agire fonda una massima di segno opposto (“nel dubbio, agisci”), consente l’adozione di misure preventive (U. Beck, La società del rischio, Carocci, Roma 2000, p. 40).
La responsabilità verso le generazioni future è dunque un imperativo etico categorico che si impone sul piano etico e porta all’emersione di nuovi temi quello dei diritti delle generazioni future.
A proposito della tecnologia 5G a pagina 20 del Rapporto ISTISAN 19/11 si legge: “Una valutazione adeguata dell’impatto di questa nuova tecnologia potrà essere effettuata solo a seguito di una conoscenza dettagliata delle caratteristiche tecniche degli impianti e della loro distribuzione sul territorio.”, purtroppo seguita dalla constatazione che ampia sperimentazione è in corso. Ne consegue che ancora una volta l’approccio valutativo ex-ante di impatto sulla salute sarà sacrificato a quello della valutazione ex-post dei danni alla salute, senza cautela, precauzione e responsabilità verso le future generazioni.”

 

Carlo Modonesi

Dipartimento di Scienze Chimiche, della Vita e della Sostenibilità
Ambientale (SCVSA)
Università degli Studi di Parma

“ Le scelte pubbliche che ricadono sulla collettività richiedono una lungimiranza che oggi è merce rara. A volte si prendono decisioni delicate in condizioni di evidente contrapposizione tra interessi pubblici e privati, limitando il ragionamento a formule di questo tipo: «L’evidenza scientifica disponibile porta a ritenere che, fino a prova contraria, il tale progetto (impianto, tecnologia, infrastruttura, opera civile, ecc.) non comporta alcun rischio per la salute e l’ambiente». A prima vista sembra tutto normale, ma in realtà l’assunto che è alla base di queste prese di posizione è che gli scienziati ragionino con una sola testa e parlino un unico linguaggio, liberi da giudizi di valore e da considerazioni di opportunità. Tali prese di posizione si sono rivelate spesso avventate, come documentato dal ricco campionario di fatti noti e meno noti in cui si sono rese responsabili di scelte sbagliate, talora catastrofiche.
Brandire l’argomento dell’evidenza scientifica per rassicurare le popolazioni e accelerare la realizzazione di progetti come il 5G è un errore di metodo che le istituzioni pubbliche dovrebbero evitare. La loro funzione precipua è salvaguardare l’interesse collettivo, facendo giustamente affidamento sulle indicazioni degli “esperti” ma, al tempo stesso, sviluppando autonomamente elaborazioni complessive in grado di integrare il dato scientifico in una più ampia cornice conoscitiva e valoriale.
Un elemento che spiega (almeno in parte) la fragilità di molte scelte politiche basate sull’evidenza scientifica disponibile riguarda la confusione sull’incertezza, un concetto basilare ancora oggi ignorato da gran parte dei decisori. Incertezza significa disporre di un set molto limitato di informazioni e di conoscenze pregresse su un certo fenomeno. Nella previsione dei rischi, l’incertezza può condurre a conclusioni totalmente inaffidabili anche il più esperto degli scienziati. Maggiori sono i limiti di conoscenza di un potenziale fattore nocivo e/o del sistema su cui agisce, minore è l’affidabilità delle previsioni sui suoi effetti. Ciò spiega perché, allo stato attuale, non è in alcun modo possibile predire con un ragionevole grado di precisione le conseguenze dell’esposizione umana/ambientale alla tecnologia 5G.
Ipotizzare l’assenza di rischi in condizioni di alta incertezza per avallare politicamente la realizzazione di progetti dai risvolti poco prevedibili serve solo ad alzare il livello del conflitto sociale. Occorre quindi armarsi di un sano pragmatismo e di senso di responsabilità, sapendo che esiste una differenza irriducibile tra il “mondo reale” e la “rappresentazione del mondo reale” fornita dalla scienza. In altre parole, la mancanza di evidenza di effetti non significa evidenza di mancanza di effetti.”

 

 

 

Condividi con i tuoi amici










Inviare