Covid-19 e inquinamento atmosferico: comunicare i risultati di studi di correlazione geografica


Pubblicato il 3 Luglio 2020

L’editoriale, a cura di Fabrizio Bianchi ( Dirigente di ricerca del CNR di Pisa e membro del comitato scientifico di ISDE) e di Liliana Cori (ricercatrice dell’Istituto di Fisiologia Clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche, Sezione di Epidemiologia), propone alcune riflessioni e alcuni spunti riguardanti i messaggi emersi dagli studi che hanno utilizzato il disegno di correlazione geografica o ecologica per indagare la relazione tra inquinamento atmosferico e Covid-19.
Le informazioni relative al collegamento hanno attratto immediatamente l’attenzione dei media e sono emerse le possibilità di costruire un nuovo frame con un nuovo “nemico” da incolpare quale corresponsabile dell’epidemia.
Sebbene l’idea che gli studi ecologici non possano essere interpretati a favore di un nesso causale e che i rischi di correlazioni non-senso (o spurie) siano ben formalizzati in epidemiologia, alcune debolezze nel modo in cui gli studi sono presentati e comunicati hanno portato a interpretazioni errate o forzate. Tra le cause, la mancanza di attenzione ai limiti dichiarati negli articoli scientifici, le dichiarazioni velate o ambigue degli autori, la necessità dei media di semplificare e amplificare le notizie per catturare l’attenzione del pubblico.
In generale, le forti implicazioni dei risultati in termini di comunicazione del rischio e governance spesso non sembrano essere adeguatamente considerate dagli autori.
Le prove scientifiche disponibili sulle relazioni causali tra inquinamento dell’aria e impatti sulla salute sono già sufficienti per dirigere e promuovere interventi di prevenzione primaria; i risultati prodotti da studi di correlazione geografica suggeriscono il ruolo dell’inquinamento atmosferico nell’aumentare la suscettibilità delle persone vulnerabili o agisce come modificatore di effetto nei confronti di Covid-19 e sono utili per formulare ipotesi da testare attraverso studi eziologici e per confermare la necessità di diminuire il livello di esposizione della popolazione. Inoltre, si raccomanda una considerazione appropriata riguardo al processo di comunicazione da parte del ricercatore.

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