I sindaci che dicono no alla tecnologia 5G dicono sì alla tutela della salute


Pubblicato il 27 Aprile 2020

I sindaci che dicono “no” alla tecnologia 5G dicono “sì” alla tutela della salute. Più che di una crociata si tratta di una presa di coscienza degli effetti dei campi elettromagnetici artificiali, ampiamente documentati da numerosi e autorevoli studi.

Sarebbe interessante chiedere all’on. De Lorenzis, intervenuto di recente su testate locali, ai pareri di quali scienziati fa riferimento. Per la Iemfa (International Electro Magnetic Field Alliance), costituita da oltre 260 ricercatori che da anni studiano gli effetti sulla salute dei campi elettromagnetici artificiali, è inaccettabile imporre a tutti l’esposizione alle onde prodotte da una tecnologia non ancora adeguatamente testata come il 5G.

L’onorevole cita anche il rapporto Istisan, redatto dall’Istituto Superiore di Sanità nell’agosto 2019 che, evidentemente, non è stato letto con la dovuta attenzione visto che, proprio a proposito del 5G, troviamo scritto: “lo sviluppo del 5G avverrà in un futuro non facilmente prevedibile”…

“al momento, non è possibile formulare una previsione sui livelli di campo elettromagnetico ambientale dovuti allo sviluppo delle reti 5G” ….“sarà dunque necessaria una revisione della normativa nazionale”

“…occorrerà pertanto considerare non solo i valori medi di campo elettromagnetico, ma anche i valori massimi raggiunti per brevi periodi di esposizione”.

L’introduzione della tecnologia 5G potrà portare a scenari di esposizione molto complessi, con livelli di campo elettromagnetico fortemente variabili nel tempo, nello spazio e nell’uso delle risorse delle bande di frequenza”.

Tale rapporto esamina solo la correlazione tra radiofrequenze e cancro traendone conclusioni discutibili e fortemente criticate a livello scientifico a causa dell’inserimento di studi che presentano errori e limiti metodologici, e sottovaluta il valore scientifico e le potenziali rilevanze epidemiologiche dei più recenti studi sperimentali.

Ma i tumori rappresentano solo la punta dell’iceberg. Solide evidenze scientifiche correlano le radiofrequenze oltre che ad effetti termici (i soli riconosciuti!) a numerosi altri effetti biologici negativi all’origine di una serie di gravi alterazioni neurologiche, metaboliche e riproduttive.

In una recente sentenza della Corte d’Appello di Torino (gennaio 2020), che ha convalidato la correlazione tra neurinoma dell’acustico ed esposizione alle radiazioni del cellulare, i consulenti d’ufficio sostengono la validità delle critiche mosse da Isde (Associazione Medici per l’Ambiente) al rapporto Istisan, ribadendo la correttezza delle ragioni riportate dal dottor Di Ciaula, presidente del Comitato scientifico Isde International. In sentenza si legge che “le conclusioni di autori indipendenti danno maggiori garanzie di attendibilità rispetto a quelle commissionate, gestite o finanziate almeno in parte da soggetti interessati all’esito degli studi”.

Le presunte “opportunità” e “applicazioni nel campo della telemedicina” del 5G, a cui fa riferimento De Lorenzis cozzano con i gravi rischi a cui si esporrebbe la popolazione. “Primum non nocere”, insegna Ippocrate…

L’onorevole afferma che non affidarsi alla scienza è assurdo e infatti è proprio affidandosi alla scienza, non finanziata dall’industria, che emergono seri motivi di preoccupazione. Le ordinanze dei sindaci puntano sul Principio di Precauzione proprio perché esistono numerosissime evidenze scientifiche sugli effetti dannosi dei campi elettromagnetici e affermano di voler attendere la rivalutazione della Iarc, basata proprio sui più recenti dati sperimentali ed epidemiologici presenti nella letteratura scientifica.

Il principale meccanismo di azione delle radiofrequenze è lo stress ossidativo, causa di numerose patologie, cancerogene e non, ed anche per quanto riguarda il 5G gli studi disponibili dimostrano alterazioni nell’espressione genica, nelle proprietà delle membrane citoplasmatiche, nella funzionalità dei sistemi neuro-muscolari, nella sintesi di proteine coinvolte in processi infiammatori/immunologici ed altro ancora.

Non c’è quindi da stare tranquilli aggravando l’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici del 5G. Questa non è una “fake news”, ma una verità di carattere scientifico, che emerge chiaramente da studi non legati all’industria della telefonia.

E allora, chi diffonde fake news? La scienza indipendente, che si propone solo di tutelare la salute dei cittadini e di non aggravare l’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici, o chi trae enormi benefici economici dall’implementazione del 5G?

 

Patrizia Gentilini, Comitato scientifico Isde Italia

Laura Masiero, presidente A.P.P.L.E. Elettrosmog

Paolo Orio, presidente Associazione Italiana Elettrosensibili

Condividi con i tuoi amici










Inviare