Il rilascio di cromo esavalente da opere realizzate nel cantiere TAP impone la rapida adozione di misure finalizzate alla tutela di ambiente e salute


Pubblicato il 12 Agosto 2019

A seguito di superamenti delle concentrazioni soglia di contaminazione (CSC) nelle acque sotterranee nel cantiere TAP, analisi effettuate da ARPA Umbria su campioni di materiale cementizio (calcestruzzo) prelevati da ARPA Puglia nel cantiere TAP in località San Basilio (Melendugno) hanno dimostrato con test di cessione rilascio di cromo esavalente (Cr(VI)) sino a 11,3μg/L. Pur non esistendo limiti normativi di riferimento per il Cr(VI) per i campioni esaminati, ARPA osserva in un suo rapporto che i valori di concentrazione di cromo sono più alti dei valori delle CSC definiti per le acque sotterranee, utilizzati come termine di confronto.

Secondo gli esiti analitici di ARPA, dunque, il cemento utilizzato nei cantieri TAP è in grado di rilasciare nell’ambiente Cr(VI), agente cancerogeno (gruppo 1 IARC) dotato anche di effetti tossici non cancerogeni per esposizioni croniche attraverso differenti vie (inalatoria, per ingestione, per contatto cutaneo). Questo configura l’esistenza di un rischio non trascurabile per la salubrità dell’ambiente e delle specie vegetali [1], per la tutela dei lavoratori impiegati nel cantiere TAP e per la tutela della salute pubblica.La concentrazione di Cr(VI) rilevata mediante le analisi ARPA potrebbe essere stata determinata in maniera inadeguata. La metodica utilizzata (UNI EN 12457-2) non è specifica per il cemento. E’ indicata come riferimento dalla legislazione che disciplina l’attività di recupero dei rifiuti non pericolosi ed è applicata a campioni di rifiuti granulari di dimensioni di 4mm. L’adattamento di questa metodica all’esame dei campioni di calcestruzzo prelevati nel cantiere TAP ha pertanto comportato che il test di cessione non sia stato eseguito su materiale nella condizione monolitica originale (quella prelevata) ed ha reso indispensabile ad ARPA la frantumazione del materiale per ridurlo a granulometria più fine, da sottoporre a prove di lisciviazione. Questo ha comportato inevitabilmente la formazione di quantità non trascurabili di frazioni di granulometria variabile, potenzialmente in grado di influenzare sensibilmente gli esiti analitici. La granulometria ”fine”, in particolare, non è valutabile mediante la UNI 12457-2, nella quale si afferma che “in nessun caso si deve macinare finemente il materiale”, perch. “possono verificarsi importanti differenze nei risultati della prova di lisciviazione per un determinato materiale a seconda del procedimento di macinazione”.

La lisciviazione del Cr(VI) da materiali cementizi può essere valutata attraverso metodi più specifici ed appropriati. Studi di comparazione tra le diverse tecniche disponibili hanno dimostrato che alcune di queste sottostimano fortemente la lisciviazione del Cr(VI), che questa . fortemente dipendente dalle condizioni ambientali (ad es. incremento della lisciviazione per contatto con acqua marina[2, 3]), che la lisciviazione è minima utilizzando acqua deionizzata (come nei test eseguiti da ARPA) in confronto ad altre soluzioni liscivianti (ad esempio Britton-Robinson Buffer, BRB, che simula un ambiente naturale), che la lisciviazione è fortemente dipendente dalla composizione del cemento[3].

Test di lisciviazione con BRB hanno generato lisciviazione di concentrazioni di Cr(VI) da 1.05 a 14.3 volte più alte rispetto a test eseguiti con acqua deionizzata, dimostrando la inadeguatezza di questi ultimi per la valutazione della lisciviazione di Cr(VI) dal cemento in ambienti naturali [3]. Il cromo è altamente instabile[2, 4] soprattutto in ambienti naturali[2] e più di altri metalli tossici è soggetto a lisciviazione in maniera tempodipendente (9.6 mg/Kg di cemento in un arco temporale di 20 anni)[2]. Ai fini di ridurre la lisciviazione del Cr(VI) dal cemento rispettando le normative EU, a questo materiale sono di solito addizionati agenti in grado di ridurre il Cr(VI) a Cr(III). Queste sostanze restano efficaci sino alla data di scadenza indicata sull’imballaggio delle materie prime e una perdita di efficacia (ad esempio in seguito a lunghi periodi di immagazzinamento prima dell’utilizzo) genera incremento della lisciviazione di Cr(VI)[3].

Una quantità  di Cr(VI) eccedente le concentrazioni concesse dalla normativa sarebbe in linea teorica possibile se nel processo di produzione del cemento fossero utilizzate ceneri da combustione inglobate nel prodotto finale. In tal caso potrebbe essere ipotizzabile una violazione del regolamento REACH, perché il cemento non sarebbe stato prodotto utilizzando sostanze presenti in natura ma avrebbe subito modificazioni chimiche in grado di alterarne il profilo tossicologico, di generare conseguenze ambientali e di incrementare il livello di rischio sanitario sia per esposizione professionale che per gli utilizzatori finali.

In considerazione di quanto esposto e dell’elevata pericolosità ambientale e sanitaria del Cr(VI), sarebbe opportuno:

– attuare tutte le misure possibili finalizzate sia a quantificare con precisione lo stato di contaminazione attuale, che a prevenire ulteriori contaminazioni delle matrici ambientali con Cr(VI) o altri metalli tossici per l’ambiente e la salute umana, se necessario verificando anche la presenza di eventuali profili di illiceità in quanto sino ad ora eseguito;

– eseguire approfondimenti finalizzati a verificare la lisciviazione del Cr(VI) e di altri metalli tossici da opere già realizzate nel cantiere TAP, utilizzando tecnologie adeguate sia allo specifico materiale esaminato (materiale cementizio) che allo specifico contesto ambientale nel quale le opere sono collocate;

– eseguire verifiche sul cemento utilizzato nell’ambito del cantiere TAP, finalizzate a identificarne la provenienza, a determinare lo stato di conservazione, il rispetto delle norme di immagazzinamento e utilizzo e la composizione chimica, con particolare riferimento al contenuto in metalli pesanti. Tali indagini potranno essere utili anche a verificare il rispetto del regolamento REACH per i materiali cementizi utilizzati per la realizzazione delle opere, a tutela della salubrità dell’ambiente, della salute dei lavoratori e della salute pubblica.

 

Lecce, 21 Gennaio 2019

Dr. Agostino Di Ciaula, Presidente Comitato Scientifico ISDE

Dr. Sergio Mangia, ISDE Lecce

 

Riferimenti bibliografici

1 Shahid M, Shamshad S, Rafiq M, Khalid S, Bibi I, Niazi NK et al. Chromium speciation,

bioavailability, uptake, toxicity and detoxification in soil-plant system: A review.

Chemosphere 2017;178:513-33.

2 Lu H, Wei F, Tang J and Giesy JP. Leaching of metals from cement under simulated

environmental conditions. Journal of environmental management 2016;169:319-27.

3 Estokova A, Palascakova L and Kanuchova M. Study on Cr(VI) Leaching from Cement

and Cement Composites. International journal of environmental research and public

health 2018;15.

4 Aubert JE, Husson B and Sarramone N. Utilization of municipal solid waste incineration

(MSWI) fly ash in blended cement Part 2. Mechanical strength of mortars and

environmental impact. J.Hazard.Mater. 2007;146:12-9.

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