Nucleare: ISDE e Ordini dei medici della Sardegna contrari ad arrivo scorie


Pubblicato il 28 Febbraio 2021

ISDE Sardegna e gli Ordini dei Medici di Sassari, Nuoro, Oristano e Cagliari giudicano inaccettabile l’ipotesi che la Sardegna possa essere sede del deposito nazionale per i rifiuti radioattivi. 

La pubblicazione della Carta Nazionale delle Aree potenzialmente idonee (CNAPI) sul deposito dei rifiuti radioattivi in Italia – elaborata dalla Sogin e approvata dai Ministri dello Sviluppo Economico e dell’Ambiente prevede 14 siti in Sardegna sui 67 individuati complessivamente. Nell’ambito della Consultazione Pubblica inerente il processo di localizzazione del Deposito Nazionale e Parco Tecnologico (ex D.lgs. n. 31/2010) che consentirà di mettere definitivamente in sicurezza i rifiuti radioattivi italiani, ISDE Sardegna e gli Ordini dei Medici di Sassari, Nuoro, Oristano e Cagliari congiuntamente, esprimono le proprie Osservazioni, consapevoli di interpretare al meglio l’articolo 5 del Codice Deontologico sul ruolo professionale e civile dei medici per promuovere la salute anche attraverso scelte di tutela ambientale, avendo un atteggiamento di forte disponibilità a raccordarsi sia con le Istituzioni, con gli amministratori e la popolazione. Riteniamo necessario portare a conoscenza di tutta la Comunità Sarda le motivazioni che ci spingono a chiedere che il Deposito Nazionale non venga ubicato in Sardegna.

  • La quasi totalità dei rifiuti radioattivi presenti in Italia si trova attualmente nelle strutture ancora in decommissioning, per le quali si prevede il raggiungimento dello stato di brown field nel 2036, o detenuta da depositi temporanei presenti nella parte peninsulare e comunque non in Sardegna. I rifiuti ad alta attivita derivanti dal riprocessamento del combustibile nucleare irraggiato dovranno rientrare, verosimilmente per ferrovia, dai Paesi ove sono attualmente detenuti dopo trattamento. La produzione futura di rifiuti radioattivi vede il contributo della Sardegna prossimo allo 0 %. Sarebbe quindi ingiusto ed irrazionale che i rifiuti radioattivi venissero detenuti da chi non li ha prodotti, non li produce e non li produrrà.
  • La scelta di costruire il deposito nazionale in Sardegna, essendo questa un isola distante dagli eventuali porti di partenza, comporterebbe, rispetto alle aree della penisola, un trasporto per nave aggiuntivo. La conseguenze sarebbero: a) un aumento del carico radiologico per la popolazione, i trasportatori e gli altri lavoratori coinvolti; b) un aumento del rischio collegato non solo alle operazione di imbarco e sbarco, ma ad eventuali incidenti o atti terroristici con possibile spargimento in mare di residui radioattivi non sempre facilmente recuperabili e conseguente possibile danno per l’ecosistema marino; c) un sicuro ingiustificato aumento dei costi, legato alla spesa del trasporto marittimo ed alle assicurazioni accessorie, ed un possibile costo non quantificabile, nel caso fossero necessarie operazioni di recupero o bonifica conseguenti ad incidenti o atti ostili.
  • L’analisi della situazione ambientale ed epidemiologica sullo stato di salute della popolazione Sarda evidenzia la presenza di criticita  diffuse e di alto grado ancor più se paragonata ad altre regioni. In analoga direzione vanno i risultati piuttosto preoccupanti ottenuti dal recente lavoro epidemiologico “La mortalità in Sardegna nel periodo 2012- 2017”.*Autori: A.Russo, C.Mangia, M.Portaluri, D. Scanu , C.Zuncheddu, E. A.L. Gianicolo-14 Febbraio 2021  che analizza per mortalità e cause di decesso i Comuni dell’Isola e i loro territori. E anche per quanto riguarda i comuni indicati dalla SOGIN ed ubicati nel contesto delle aree potenzialmente idonee in Sardegna, in evidente rilevo rispetto al riferimento regionale, si segnala che a Nuragus vi è un eccesso di mortalità generale nei maschi; a Las Plassas-Pauli Arbarei-Villamar un eccesso di mortalità generale in maschi e nel totale e un eccesso di mortalità per tumori in maschi e nel totale nonchè un eccesso di mortalità per malattie del sistema respiratorio nelle femmine e nel totale; a Ortacesus un eccesso di mortalità generale in femmine e nel totale; a Segariu-Villamar un eccesso di mortalità per tumori in maschi e femmine. In riferimento alle suddette aree i dati rilevati possono essere considerati sufficienti a porre delle domande di ricerca ulteriori e aventi lo scopo di definire e risolvere i fattori determinanti e di far attivare le opportune misure di prevenzione primaria e secondaria al fine di offrire alla collettività la più attenta gestione della salute pubblica, particolarmente quando sono in atto processi decisionali come quello della scelta del deposito unico per i rifiuti radioattivi.
  • Le criticità ambientali e sanitarie, per buona parte, sono conseguenti a scelte industriali del passato, alla massiva presenza di aree militarizzate, al sistema della produzione energetica esuberante rispetto alle necessita dell’isola, al depredamento delle risorse ambientali a lungo datata. Il carico sanitario ed ambientale legato alle attivita antropiche del passato e del presente non sarebbe né giusto né  possibile aggravarlo ulteriormente.

Per queste ragioni ISDE, l’Associazione Medici per l’Ambiente della Sardegna e l’unanimità degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della Sardegna (OMCeO) ritengono del tutto irrazionale ed inaccettabile incrementare i rischi per la salute e per l’ambiente i Sardi nonchè di costi aggiuntivi gravabili su tutti i cittadini Italiani per sostenere il trasporto e lo stoccaggio di rifiuti radioattivi in un Deposito Nazionale ubicato in una area di terza scelta, laddove esiste la possibilità di ridurre rischi e costi allocandolo in siti della penisola decisamente più idonei per le loro caratteristiche intrinseche, come evidenziato dalla stessa CNAPI.

 

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