Vandana Shiva che ama l’ambiente


Pubblicato il 8 Ottobre 2015

“Vandana Shiva che non ama la scienza”; è questo il titolo dato all’articolo apparso ieri su MicroMega, a firma di Antonio Pascale. Il giornalista accusa l’attivista indiana di avere un atteggiamento che “rivela innanzitutto ignoranza sulla storia dell’agricoltura”.

Nell’articolo si legge che “secondo l’attivista indiana, l’agricoltura industriale sarebbe foriera di quasi tutti i disastri economici, ecologici e umanitari del pianeta e la ricetta che suggerisce è un ritorno alla terra e una conversione generale al biologico. Non c’è dubbio che l’agricoltura industriale genera dei problemi, che esigono nuovi strumenti agronomici. Nuovi, però, non vecchi.” Pascale afferma che la Shiva “pecca di sguardo miope” e continua: “Il fatto è che l’agricoltura è cambiata rapidissimamente in pochi anni, e noi non ci ricordiamo più com’era quella tradizionale (…) siamo portati a idealizzare il passato. Non ci rendiamo così conto che siamo passati da Pinocchio a Masterchef. Cos’è Pinocchio? Tante cose ma anche il grande romanzo della fame, tutti i personaggi di Pinocchio sono perennemente affamati e sperano nel paese di Bengodi. Pinocchio è il simbolo dell’agricoltura tradizionale, basata (…) su tre parole: fame, carestie e malattie. Ebbene oggi abbiamo il paese di Bengodi.(…) La verità è che l’agricoltura fa un salto in avanti solo nei primi del Novecento, sia perché si accresce la conoscenza della fisiologia delle piante, sia perché si riesce a sintetizzare l’azoto, e poi infine perché arrivano tre innovazioni: concimi, agrofarmaci, miglioramento genetico.(..) Quindi c’è una prima risposta a Vandana Shiva: somministrare urea, nitrato d’ammonio o perfosfato minerale (chimica di sintesi) non isterilisce il suolo. (…) Va bene, ma l’agricoltura biologica? (…) Alcuni promotori del bio tendono a far credere che nell’agricoltura organica non si usino affatto agrofarmaci. Altri, più leali, specificano che, certo, si usano agrofarmaci, ma solo quelli naturali. (…) Allora, chi ringraziamo per il cibo del futuro? Tutti quelli che studieranno seriamente i problemi e cercheranno soluzioni efficaci, innovando e spesso integrando le discipline. Forse invece non dovremmo né elogiare, né premiare e tantomeno ringraziare (anzi dovremmo diffidare da) quelli che puntano tutto sull’emotività per aggraziarsi il pubblico e poco sulla sostanza, la vera materia di cui sono fatti i nostri sogni, anche quelli agricoli.”

Di fronte all’analisi di Antonio Pascale, Isde Italia ha deciso di rispondere, sia per difendere Vandana Shiva, considerata dall’Associazione dei Medici per l’Ambiente un “guru” per molti aspetti legati all’inquinamento ambientale, sia per confermare la propria posizione sui temi trattati dal giornalista.

La risposta a MicroMega è stata scritta dal Dottor Vincenzo Migaleddu, Referente Isde Sardegna, ed è stata pubblicata ieri dal giornale con il titolo “In difesa di Vandana Shiva”. Migaleddu contrattacca: “E’ singolare che un articolo che ha come obiettivo quello di contrastare tesi “anti scientifiche” sostenute da spinte emotive, non possa fare a meno di ricorrere a suggestioni emozionali quali uno sketch cinematografico o una rievocazione favolistica. (…) Lontano dallo scrittore è la preoccupazione per la tenuta di questo sistema di produzione; tutti dovremmo ignorare ciò che i ricercatori dello Stockholm Resilience Centre scrivono sulle “nove potenziali soglie biofisiche le quali, se superate, potrebbero provocare cambiamenti ambientali intollerabili per il genere umano: il cambiamento climatico; l’ozono nella stratosfera; le modifiche di uso del suolo; il prelievo di acqua dolce; la diversità biologica; l’acidificazione degli oceani; gli apporti di azoto e fosforo nella biosfera e negli oceani; la concentrazione degli aerosol; l’inquinamento chimico. Questo studio sottolinea come tali limiti siano fortemente interconnessi – cioè a dire, attraversarne uno può seriamente compromettere la nostra capacità di non oltrepassare gli altri. Dovremmo mostrare insofferenza e non preoccupazione nell’attesa dei risultati che potrebbero emergere dalla conferenza sul clima di Parigi 2015? (…) Il merito di Vandana Shiva sta nel collocare la difesa del suolo tra le priorità nella lotta ai cambiamenti climatici che invece vede gli sforzi dei vari governi concentrarsi solo nella riduzione delle emissioni (…).”

Invitiamo a prendere visione di entrambi gli articoli e, ovviamente, a schierarsi da l’una o dall’altra parte a seconda delle proprie convinzioni. Non possiamo però mettere in discussione l’autorevolezza di Vandana Shiva, considerata a livello mondiale, una delle più forti paladine della natura e della sua biodiversità.

Vandana Shiva che non ama la scienza – di Antonio Pascale, MicorMega

In difesa di Vandana Shiva – di Vincenzo Migaleddu, Isde Italia

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