Inquinamento e trivellazioni: verso il referendum


Pubblicato il 4 Dicembre 2015

Sono ormai molte le associazioni ambientaliste che chiedono a gran voce di abolire le trivelle in mare e sulla terraferma. In particolare, il Coordinamento Nazionale No Triv rende noto che la Corte di Cassazione ha approvato i sei quesiti referendari studiati e proposti da oltre 200 associazioni italiane per fermare le trivellazioni nel territorio italiano.
Con due ordinanze adottate il 26 novembre 2015 la Corte di Cassazione ha accolto i quesiti così come deliberati dalle Assemblee Regionali di Basilicata, Abruzzo, Marche, Campania, Puglia, Sardegna, Veneto, Liguria, Calabria e Molise. Entro febbraio 2016 starà alla Corte Suprema pronunciarsi sulla legittimità costituzionale del referendum.

Già in alcune zone d’Italia le trivellazioni sono state fermate grazie al lavoro di attivisti, sindaci, enti e politici locali che si sono dati da fare per far valere la loro posizione #NoTriv. Un caso eclatante è sicuramente quello di Monte Porzio (Pu) dove: “La Commissione per gli idrocarburi e le risorse minerarie del Ministero dello Sviluppo economico ha riposto negativamente all’istanza di permesso di ricerca a Monte Porzio.” Ma anche in Basilicata tutti i cittadini sono uniti per impedire altre e sempre più invasive trivelle, perché nella regione le conseguenze ambientali e sociali che queste comportano stanno diventando sempre più gravi e irreparabili.

Dunque, compiuti i primi passi verso il referendum sulle trivellazioni diventa fondamentale che tutti i cittadini, le associazioni, gli enti impegnati in questo percorso si organizzino e costituiscano un sistema di alleanze il più ampio e trasversale possibile che consenta di portare al voto la maggioranza degli aventi diritto per un referendum che ha un obiettivo molto chiaro e semplice: fermare nuovi progetti petroliferi, contenere e ridimensionare il ruolo delle energie fossili nelle risorse energetiche del Paese.

Il prossimo 9 dicembre, a Roma, i delegati delle Assemblee delle dieci Regioni che hanno deliberato la richiesta di referendum ed i rappresentanti delle associazioni promotrici del Referendum dovranno discutere gli aspetti organizzativi e le soluzioni per portare tutti i cittadini al voto in primavera.
Occorre gridare con forza NO! alle trivelle del petrolio, soprattutto se si considera che tra i 28 Paesi dell’Unione europea l’Italia è quello con il più alto numero di morti premature rispetto alla normale aspettativa di vita a causa dell’inquinamento dell’aria.

L’area più colpita è sicuramente quella della Pianura padana, lo smog comporta pesanti ricadute sui costi ospedalieri, sulla perdita di giornate di lavoro, danni agli edifici ed è causa di un’inferiore resa dei raccolti.
Per questo il referendum sulle trivellazioni è auspicabile e chiama in causa la coscienza di tutti i cittadini che credono che valga ancora la pena lottare per salvare il nostro Pianeta.

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